Le Cupole di Mandarà

Le Cupole

Il Nautilus sbucò in prossimità della Luna all’improvviso, ed il comandante accese i propulsori dell’astronave ponendosi in orbita attorno al satellite.

Un urrà liberatorio risuonò per tutta l’astronave, ed il caloroso applauso dei cinquanta uomini e donne dell’equipaggio strappò un sorriso al comandante.

Il momento era solenne. Si era appena concluso, con successo, il primo viaggio interstellare dell’umanità iniziato cinque anni prima dalla base lunare.

Il comandante cercò di dominare la sua emozione, e ripose il foglio di carta in cui aveva trascritto il discorso da fare all’equipaggio, preferendo parlare direttamente a quelle persone, che cinque anni di convivenza, avevano reso amici piuttosto che subalterni:

“ Oggi è un momento di gloria per noi, e per l’intera umanità. Portiamo buone notizie che cambieranno le prospettive della Terra e daranno una soluzione ai problemi del sovraffollamento. Abbiamo esplorato Proxima Centauri b a quattro anni luce di distanza e provato che il pianeta è compatibile con la vita umana. Le osservazioni astronomiche si sono rilevate esatte e il pianeta è in rotazione sincrona e la zona crepuscolare che separa la faccia esposta alla nana rossa da quella opposta è molto ampia e ricca di acqua. Il campo magnetico planetario è sufficientemente forte da ridurre in modo accettabile le radiazioni della stella. Non abbiamo trovato traccia di vita intelligente ma una fauna aggressiva molto simile a quella terrestre dell’epoca dei dinosauri. Grazie al motore a curvatura, in grado di creare una bolla spazio temporale che consente ad un’astronave di viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce, abbiamo dimostrato che i viaggi interstellari sono possibili e molto presto milioni di persone potranno andare a colonizzare il pianeta. Altre mete, per altri mondi nell’universo, si apriranno a breve, sfruttando il motore a curvatura.

Ringrazio voi tutti per l’impegno e le capacità dimostrate in questa missione. Ognuno di voi è stato scelto tra i migliori scienziati di ogni branca scientifica, non solo per i vostri titoli accademici, ma anche per le attitudini psicofisiche che una tale impresa con le sue incognite ed i suoi pericoli comportava. Siete stati tutti all’altezza di là da ogni aspettativa e di questo vi ringrazio……”

Un tremito di commozione incrinò la voce del comandante, impedendogli di proseguire.

Per la prima volta quell’uomo, alto due metri, dal viso scolpito nella pietra, che non era solito lasciare trapelare alcuna emozione e li aveva guidati nel viaggio interstellare e nell’esplorazione del pianeta con pugno di ferro, mostrava una debolezza, strappando all’equipaggio un lunghissimo applauso.

Alla fine, mentre ognuno si avviava ai propri posti, l’ufficiale in seconda, unico militare della spedizione, assieme al comandante, che era rimasto fino a quel momento seduto davanti ai monitor, per mettersi in contatto con la base lunare, gli si accostò, parlando a voce bassa, visibilmente preoccupato:

“ La base lunare sembra abbandonata.”

Il comandante annuì preoccupato. Non c’era modo di mettersi in contatto con la Terra per sapere quello che era successo. Appena usciti dalla bolla spazio temporale in prossimità di Proxima Centauri un meteorite aveva messo fuori uso il sistema di comunicazione del Nautilus.

Non c’era modo di comunicare con la Terra se non scendere sul Pianeta. Tuttavia era prudente sapere quello che era successo durante la missione del Nautilus.

Avevano lasciato la Terra in un momento di grandi tensioni internazionali e l’abbandono della base lunare da cui erano partiti lasciava presumere le peggiori ipotesi.

Dieci giorni dopo, il Nautilus aveva compiuto per l’ottava volta la circumnavigazione lenta della Terra, mantenendosi fuori dall’atmosfera, ed impegnando tutto l’equipaggio alla rilevazione e allo studio di ogni possibile parametro del pianeta, utilizzando le attrezzature che erano servite all’esplorazione di Proxima Centauri b.

Era ormai giunto il momento di scegliere il luogo dell’atterraggio.

Da più di un’ora tre uomini stavano rivedendo i dati. Il direttore scientifico li esponeva ai due militari, mantenendo un tono neutro, consapevole che la decisione finale spettava al comandante del Nautilus:

“Le calotte polari sono sparite, e la temperatura è di cinque gradi superiore rispetto alla nostra partenza. Il livello degli oceani e dei mari è enormemente cresciuto, e le coste dei continenti sono irriconoscibili. I livelli di radioattività non sono alterati, il che ci permette di escludere che ci sia stata una guerra atomica. La CO2 è cresciuta di parecchio, e questo potrebbe spiegare l’effetto serra, lo scioglimento delle calotte e le fitte foreste che coprono la superficie terrestre”.

“Ovviamente, se tutto questo è avvenuto in modo naturale e non provocato da una guerra termonucleare, ci sarà voluto un tempo abbastanza lungo. A quanto stima questo tempo?”

Il direttore scientifico si passò la mano sulla testa completamente calva e fece un sospiro, esitando, prima di rispondere alla domanda che si aspettava da tempo, quasi sgomento di quello che stava per dire:

“Un minimo di mille anni, se, come sembra, tutto non sia stato causato da una guerra nucleare”.

Il comandante rimase impassibile, consapevole dell’evidenza dei fatti, e si limitò ad annuire:

“ Era stato previsto alla partenza un massimo di una ventina di anni di proiezione nel futuro, dovuta alla distorsione spazio temporale, non avrei mai potuto immaginare un tempo così lungo”.

“ Nessuno aveva mai sperimentato prima un viaggio interstellare, attivando una bolla spazio temporale”.

“E sulle cupole di centinaia di chilometri quadrati sparse a macchia di leopardo che idea si è fatta?”

“ Sono costruite con un materiale inesistente al momento in cui siamo partiti. Riverberano la luce solare, sono impenetrabili ai nostri sonar e presumo che mantengano una temperatura più bassa rispetto all’esterno. Sono localizzate esattamente dove sorgevano le grandi metropoli: Parigi, Londra, New York, Mosca, S. Pietroburgo, Città del Messico, Pechino, Calcutta, Tokio e così via. Se esiste qualche traccia di civiltà, queste si trovano sotto quelle immense cupole”.

“E quei villaggi nelle radure ai bordi delle foreste cosa significano?”.

“Sono abitati da selvaggi che vivono, come nella preistoria, di caccia e pesca. Non si avvicinano mai alle cupole, come se le temessero. Un mistero”.

“Non ci rimane altro da fare che sbarcare una squadra e prendere contatto diretto con gli abitanti di un villaggio.”

Il comandante in seconda ed il direttore scientifico assentirono.

Un’ora dopo, la squadra, costituita dal comandante in seconda e da tre membri dell’equipaggio, esperti in lingue era pronta ad uscire. Erano tutti armati di fucile. Avevano osservato che i maschi del villaggio, piuttosto alti e robusti, erano armati di archi e frecce, e che li sapessero usare lo dimostravano le grosse prede, bottino di caccia nei boschi, che ogni giorno trasportavano all’interno dell’accampamento.

Il portellone si era appena aperto per lasciare uscire una scala quando si scatenò l’inferno.

Un raggio laser proveniente dall’immensa cupola, posta a circa trenta chilometri di distanza, colpì il terreno intorno all’astronave, provocando l’evaporazione delle rocce e del terreno della radura e l’incendio del bosco, ai margini del quale sostava l’astronave. Solo la prontezza di un operatore a ritirare la scala e chiudere il portellone evitò che le fiamme si propagassero all’interno dell’astronave.

Dopo pochi minuti, allo spegnimento delle fiamme, un cerchio annerito del raggio di un chilometro circondava il Nautilus.

Dalla cupola si staccò un oggetto volante, vagamente somigliante ad un elicottero, che, silenzioso, raggiunse l’astronave, ponendosi sopra ad essa.

“ Voi del Nautilus, rimanete a bordo, chiunque cercherà di sbarcare sarà bruciato. Attendete una nostra delegazione guidata dal governatore della cupola.”.

La voce metallica proveniente dall’aeromobile, fermo al di sopra del Nautilus, pronunciava le parole in inglese, con una inflessione metallica.

 L’attacco aveva colto di sorpresa il comandante, ritto sopra la plancia di comando. La dimostrazione di potenza e la velocità con cui era stata eseguita lo avevano impressionato. Comprese anche che l’astronave era impotente di fronte ad una simile arma. Anche un tentativo di fuga, accendendo i razzi ad energia chimica, sarebbe finito nel disastro, ed inoltre erano del tutto sprovvisti di armi d’attacco, non ritenute necessarie per le operazioni di esplorazione per le quali il Nautilus era stato costruito.

Il comandante sapeva prendere decisioni rapide nelle circostanze più impreviste:

“ Predisponga per la partenza i motori per la curvatura spazio temporale”.

L’ordine diretto al comandante in seconda era perentorio.

 “ Comandante si rende conto di cosa significherebbe l’attivazione di un’onda gravitazionale per la cupola ed i suoi abitanti, ad una distanza così ravvicinata?”

“Lo so perfettamente, abbiamo attivato i motori a curvatura in orbita attorno alla Luna proprio per non arrecare danni alla superficie terrestre. Tuttavia siamo stati accolti con ostilità, ed il mio dovere è quello di salvaguardare l’incolumità dell’equipaggio. Non sappiamo cosa sia successo sulla Terra in un tempo così lungo, e voglio tenermi pronto ad ogni evenienza.”.

Meno di un’ora dopo, dalla cupola si staccarono due veicoli provvisti di cingoli, diretti verso l’astronave. Giunti a pochi metri di distanza si fermarono davanti al boccaporto del Nautilus.

Dal cingolato più grande cominciò a fuoriuscire una bolla che si gonfiò fino a formare una sfera trasparente molto grande. Terminato il suo lavoro, il cingolato si allontanò, mentre dal veicolo più piccolo uscivano tre figure esili, vestite di bianco, che indossavano degli scafandri, dirette verso la bolla.

Entrati nella bolla, si tolsero gli scafandri, e rimasero in attesa, guardando verso il Nautilus.

La voce metallica proveniente dall’aeromobile fermo sopra l’astronave prese a parlare:

“Una delegazione può entrare nella bolla. Il governatore della cupola vi attende ”.

Il comandante e il direttore scientifico si avviarono verso il portellone.

Prima di uscire il comandante si rivolse al suo secondo:

“Se ci dovesse succedere qualcosa non esiti a partire”.  

I due uomini entrarono nella bolla attraverso un’apertura che subito si rinchiuse dietro di loro.

Provarono subito una sensazione di frescura. Dentro, la temperatura era ottimale, intorno ai 23 gradi contro i 40 di quella esterna, e l’aria era molto più ricca di ossigeno. Davanti a loro un diaframma trasparente li separava dai tre uomini provenienti dalla cupola.

Il comandante non lasciò trapelare il suo stupore nel notare l’aspetto dei tre, rimanendo in silenzio. I volti emaciati e rugosi li facevano apparire simili a mummie egiziane, e la pelle bianchissima, ricoperta da una ragnatela di vene bluastre, sembrava ricoprire direttamente le ossa. Solo gli occhi vivaci e il respiro che alzava ritmicamente le tuniche bianche dimostravano che erano vivi.

Il più alto dei tre, che stava un passo avanti rispetto agli altri due, parlò per primo fissando negli occhi il comandante, in un inglese dalla tonalità sconosciuta:

“ In nome della cupola vi diamo il benvenuto. Se non sbaglio lei deve essere il comandante Augias e quello accanto a lei dovrebbe essere il prof. Caputi. Io sono il governatore della città e questi sono i miei più stretti collaboratori”.

“ Ci conoscete?”.

“Tutti conoscono il Nautilus ed i componenti dell’equipaggio. Siete diventati leggenda. Vi credevamo tutti morti, da quando sono stati interrotti i contatti. Ci siamo meravigliati molto quando siete riapparsi in prossimità della Luna. In un primo momento ci siamo preoccupati che si trattasse di un’astronave aliena, poi abbiamo capito che si trattava del Nautilus, anche se non ci spiegavamo perché non ci rispondevate. Penso che non foste in grado di farlo”

“ Esattamente. Ma per quale motivo non ci avete mandato incontro un’ astronave planetaria, quando siamo comparsi nell’orbita lunare? E perché ci state impedendo di sbarcare?”

Quello che aveva la parvenza di un sorriso aleggiò tra le labbra della mummia:

“ Sono secoli che non abbiamo più astronavi planetarie ed abbiamo messo fine alle esplorazioni spaziali. Anche il supposto fallimento della vostra missione ha contribuito a questa scelta. Comunichiamo in rete con le altre città della Terra, ma ogni contatto è vietato. Ogni città è totalmente autonoma sia per l’energia che traiamo direttamente dal sole con le nostre cupole, sia per gli alimenti basati su colture idroponiche, simili a quelle che avete sul Nautilus ma in proporzioni gigantesche. Nelle nostre città non manca nulla. L’aria è ricca di ossigeno e sterile. Le cupole impediscono ogni contaminazione. Possiamo visitare qualsiasi altra città in video. Ci sono anche campionati di scacchi internazionali molto seguiti. Condividiamo anche tutte le informazioni scientifiche, senza bisogno di spostarci e di avere contatti pericolosi”.

“ E che rapporto avete con i villaggi che si vedono nelle radure tra le foreste?”

“Con i selvaggi? Nessuno. Non possono avvicinarsi alle cupole. Ogni tanto ci serviamo di aeromobili a corto raggio d’azione per metterci in contatto con loro, quando ci serve qualcosa che non possediamo.”.

“ Ma com’è potuto accadere tutto questo?”.

“ Comandante Augias, voi eravate un ragazzino quando scoppiò la pandemia del Covid 19 nel 2020, quell’esperienza fu molto utile per salvare quello che era rimasto dell’umanità cinquanta anni dopo. Il Nautilus era partito da un anno, senza più dare segno di vita, quando si scatenò in Medio Oriente l’ennesima guerra con bombardamenti massicci convenzionali da parte delle Potenze Occidentali. Sembrava la solita guerra, innocua per il resto del mondo, come tant’altre, solo che quei popoli, sprovvisti di armi atomiche, avevano imparato la lezione del 2020, ed avevano approntato nei loro arsenali quattro virus altamente letali. In meno di un anno perirono cinque miliardi di persone, ed i superstiti si isolarono dal contagio, approntando le cupole che avete visto.”

“ E i selvaggi?”

“Alcuni non poterono o non vollero trovare rifugio nelle cupole. Erano isolati e sprovvisti di tecnologia. Ben presto regredirono trasformandosi in raccoglitori- cacciatori.”

“Che cosa avete fatto per aiutarli?”

Il governatore scosse la testa, quasi infastidito da quella domanda:

“Aiutarli e perché? Non vogliamo avere a che fare con loro. Possono essere portatori di malattie che noi abbiamo eradicato. La scienza medica ha fatto passi da gigante e le nostre città sono totalmente prive di virus e batteri patogeni. Solo con gli aeromobili possiamo avere contatti con questi animali”.

Se il comandante avesse trasalito alla parola animale, non lo diede a vedere. Niente trapelò dalla sua faccia:

“Avete vinto le malattie infettive del tutto?”.

“ Del tutto. Abbiamo imparato la lezione. Abbiamo posto fine agli spostamenti tra le cupole, e quando dovesse avvenire un contagio, si viene espulsi all’esterno. Abbiamo vinto anche il cancro e le malattie degenerative, modificando il genoma e, se necessario, attuando trapianti. La tecnica dei trapianti ha raggiunto risultati strabilianti. La vita si è allungata moltissimo. Io ho cinquecento anni ed i miei collaboratori ne hanno più di trecento. Entro i prossimi cinquecento anni ci siamo prefissi di raggiungere l’immortalità.”.

Il comandante rimase a lungo in silenzio, riflettendo. Poi bruscamente andò al nocciolo di quello che gli interessava:

“Che cosa avete intenzione di fare di noi?”

“I governatori ne stanno discutendo e domani a mezzogiorno terremo una conferenza on-line per cercare una soluzione.”

“Non v’interessa conoscere i risultati della nostra esplorazione?”.

“ Per nulla. Non ci interessano le stelle. Noi stiamo benissimo nelle nostre città, dove abbiamo tutto sotto controllo e siamo avviati verso l’immortalità. Non possiamo accogliervi sotto la cupola perché siete un potenziale pericolo. Siete portatori di virus e batteri patogeni che abbiamo eradicato da secoli e per i quali non abbiamo difese immunitarie e farmaci”.

“ Potremmo trovare ospitalità tra i selvaggi.”

“Anche questo non è possibile. Potreste trasmettere loro delle malattie e a noi non conviene. Potreste anche insegnare delle tecnologie che li renderebbero pericolosi per le cupole.”.

“ E allora?”

“ Avrete una risposta domani, dopo la conferenza. Fino ad allora non dovete mettere piede sulla Terra. Un raggio laser è puntato sul Nautilus, pronto a disintegrarlo in caso di disubbidienza.”.

Il colloquio era finito, e i tre uomini della cupola, indossati gli scafandri, si avviarono verso l’uscita, raggiungendo il mezzo cingolato.

Prima di salire sulla scaletta il comandante guardò accigliato il cerchio rosso che si era delineato sulla prua dell’astronave, poi si voltò indietro verso la cupola che ora gli appariva come una minaccia.

Il comandante Augias si fidava del suo istinto, affinato dai numerosi pericoli che avevano corso durante l’esplorazione del pianeta così simile alla terra ma con una fauna molto diversa e più pericolosa. In quel momento il suo istinto gli diceva che il Nautilus ed il suo equipaggio stavano correndo un pericolo mortale.

Perché definire animali gli uomini inselvatichiti sparsi per la Terra?

Cosa avrebbero deciso i governatori delle Cupole?

C’era soltanto un giorno per agire ed occorrevano delle informazioni,  poi non ci sarebbe stato più tempo.

Un’ora dopo il robot volante che era stato utilizzato con successo su Proxima Centauri B sorvolava la terra a distanza ravvicinata trasmettendo immagini nitidissime sui monitor.

Sullo schermo della grande sala dove si erano radunati tutti gli uomini dell’equipaggio, scorrevano le ultime immagini del robot volante che il Nautilus aveva mandato in esplorazione.

Su una grande radura si vedevano uomini, donne e bambini, coperti di pelli, intenti attorno ad un fuoco acceso a rosolare una pecora scuoiata. Probabilmente stavano festeggiando qualcosa. I bambini cercavano di impadronirsi di qualche pezzo di carne non completamente cotta, mentre i maschi adulti cercavano di allontanarli.

D’un tratto, velocissimi, comparvero tre aeromobili che piombarono come falchi sul gruppo.

Si levarono alte grida, mentre si davano tutti alla fuga verso la foresta. Le madri con i figli più piccoli in braccio rimasero indietro e su tre di esse si aprirono le grandi reti che le intrappolarono. Furono portati in alto e subito una nube gassosa li avvolse, mettendo fine ad ogni movimento e alle grida disperate. Quindi gli aeromobili sfrecciarono velocissimi verso la cupola che, lontana, brillava respingendo i raggi del sole.

Il comandante aspettò che il mormorio dell’uditorio, che stava reagendo a quelle terribili immagini, cessasse e prese la parola:

“Credo che questi siano i pezzi di ricambio di cui hanno bisogno per i loro trapianti!

Questo il motivo per cui non vogliono che possiamo trasmettere loro qualche microrganismo sconosciuto. Direi che siamo di fronte ad una forma nuova di cannibalismo.

Sono un ammasso di vecchi che si tengono artificialmente in vita, desiderosi di raggiungere l’immortalità. Noi rappresentiamo, in ogni caso, un problema. Non ci vogliono dentro la cupola e non vogliono che infettiamo i loro pezzi di ricambio.

Che cosa credete che decideranno per noi?”.

La domanda cadde nel silenzio più assoluto, dando ad ognuno il tempo di soppesare le parole del comandante,

“ Bene. Ci troviamo di fronte ad una evoluzione aliena della civiltà. Le premesse erano già state poste nella pandemia del 2020 che alcuni di voi, i più anziani, hanno vissuto da bambini. Già allora la semplice paura di un virus a bassa letalità aveva avviato un processo di distanziamento sociale che aveva attenuato quei legami che tengono insieme le comunità umane. Gli uomini avevano cominciato ad isolarsi nelle proprie case e a guardare con sospetto l’altro come portatore di un contagio potenzialmente pericoloso. Anche le relazioni sociali che si formavano negli ambienti di lavoro sparirono in conseguenza della crescita esponenziale della digitalizzazione.

Era enormemente cresciuta la fiducia nella tecnologia medica che aveva sconfitto la pandemia con i vaccini. Provate a pensare cosa abbiano significato per l’umanità le spaventose pandemie della guerra batteriologica, avvenuta poco dopo la nostra partenza, con l’eliminazione di cinque miliardi di persone.

Gli uomini, se tali si possono ancora definire, si sono rifugiati all’interno di cupole, separate come monadi, in mondi autarchici ed artificiali. Hanno eliminato virus e batteri invece di raggiungere un equilibrio con essi come era avvenuto prima per migliaia di anni. Hanno smesso di guardare alle stelle perseguendo il raggiungimento dell’immortalità e considerano l’umanità inselvatichita che vive al di fuori delle cupole come animali da cui estrarre organi che permettano il prolungamento indefinito della vita. Cosa credete che possiamo aspettarci domani da questi? Noi rappresentiamo per loro uno spaventoso pericolo ed hanno i mezzi per annientarci.

Bene! Chi opta per fuggire dalla Terra, fintanto che siamo in tempo, alzi la mano”.

Cinquanta braccia si alzarono.

Il comandante rivolse lo sguardo al monitor da cui era possibile osservare la foresta che circondava il Nautilus. Gli alberi ondeggiavano scossi dal vento, ed un nugolo di uccelli si stagliava davanti al sole al tramonto. Tra poco quella sarebbe stata l’ultima immagine che avrebbe portato con se della terra. Repressa l’angoscia diede l’ordine:

“Accendete i motori a curvatura. Siamo stranieri alla Terra”.

L’onda gravitazionale sconvolse la foresta, e mentre sgretolava la cupola, il Nautilus scomparve inghiottito dalla bolla spazio temporale balzando verso Proxima Centauri b.

  

 

Joomla SEF URLs by Artio